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“Il mio periodo di investimento preferito è per sempre" (W. Buffet)
Nel mondo economico moderno esiste ormai una netta distinzione tra economia reale ed economia finanziaria. Nell’economia reale ci sono le aziende con le proprie attività come le fabbriche, i terreni, gli immobili, le merci, la produzione, gli impianti e tutto ciò che riguarda la produzione in senso generale. Nel settore finanziario ci sono tutti i prodotti finanziari quali, azioni, obbligazioni, derivati, mutui, finanziamenti, polizze e prodotti finanziari in genere. Nel contesto delle trasformazioni in corso a livello di ciclo economico internazionale ed in presenza di diverse incognite geopolitiche per i mercati quotati globali, gli investimenti alternativi in economia reale, cioè in aziende non quotate, possono offrire un’interessante opportunità di diversificazione per tutti i portafogli, ancor di più in un contesto di bassi tassi di interesse come quello attuale.
Dopo anni in cui il forte stimolo monetario messo in campo da tutte le principali banche centrali del pianeta ha esaltato i rendimenti degli asset finanziari sui mercati quotati Fed e Bce, pur con tempi e modalità diverse, stanno iniziando a discutere della possibilità di "chiudere i rubinetti" della liquidità che negli anni scorsi ha inondato soprattutto mercati azionari e obbligazionari. Una tendenza partita dagli Usa per far fronte al rallentamento economico globale. In questo contesto l’eccezionale crescita di lungo periodo dei mercati finanziari partita negli anni 2009- 2010 perderà la spinta delle politiche monetarie mentre la crescita dell’economia reale, finora molto meno eccezionale, comincerà a beneficiare degli effetti positivi di politiche fiscali espansive che vengono sempre più implementate. Gli strumenti alternativi come il private equity e private debt sono tra le soluzioni di investimento più adatte per cogliere questo cambio di passo favorevole all’economia reale e in particolare alle imprese private.
A tutto questo si aggiunge l'ormai più volte citato rialzo dell'inflazione, che rende ancora più pericolosa la "trappola della liquidità".
Grazie a chi investe nei mercati dei capitali privati, le piccole e medie imprese possono accedere a forme di finanziamento alternative al classico canale di finanziamento bancario che negli ultimi anni è stato pesantemente frenato anche dall’introduzione di vincoli normativi e patrimoniali sempre più severi. Una stretta che ha obbligato le banche a chiudere i cordoni della borsa tagliando i prestiti alle PMI italiane. I fondi di private equity e di credito privato offrono dunque agli imprenditori nuove fonti di finanziamento. Volendo semplificare, la definizione di private equity include due tipologie di investimento nel capitale di rischio delle imprese: la prima sono le operazioni di venture capital e si rivolgono a imprese giovani e con elevate prospettive di crescita, che difficilmente sarebbero in grado di reperire capitale di rischio con mezzi tradizionali. Per queste imprese è spesso anche difficile indebitarsi con le banche, dal momento che nelle prime fasi del loro sviluppo si caratterizzano per una bassa redditività e una scarsa dotazione di capitale da utilizzare come garanzia a fronte dei prestiti. Nella seconda tipologia di investimento rientrano operazioni verso imprese più grandi, spesso caratterizzate da abbondanti risorse finanziarie. Mentre le operazioni di “expansion”, ovvero con finalità di espansione, sono giustificate dalla necessità di consolidare lo sviluppo di imprese mature, i buyout cioè le operazioni che finanziano il cambio di proprietà, implicano di frequente un ricambio degli amministratori, spesso in occasione della successione all’interno di imprese a controllo familiare, e sono intraprese con l’obiettivo di aumentare l’efficienza operativa e gestionale. Infine, alcune operazioni verso imprese mature sono finalizzate alla ristrutturazione di aziende in crisi. Comune alle varie tipologie di operazioni è la possibilità per gli investitori nel capitale di rischio di esercitare un controllo diretto sulle decisioni dell’imprenditore. Il private debt da parte sua trova una collocazione ideale come risposta a esigenze di finanziamento di operazioni straordinarie, soprattutto di acquisizioni, o di complemento o sostituzione del finanziamento bancario.
Tutto questo riguarda "chi riceve", ma per gli investitori? I vantaggi principali sono legati a tre fattori:
AUMENTARE la capacità del proprio portafoglio di ottenere migliori ritorni nel tempo;
DIVERSIFICARE i propri investimenti in modo più efficace, slegando parte di essi dall’andamento dei mercati finanziari;
PARTECIPARE direttamente alla creazione di valore del sistema economico reale sostenendone il tessuto imprenditoriale.
Cerchiamo quindi di riassumere: il Private Equity si riferisce a tutte le operazioni di investimento nel capitale di aziende private, tramite transazioni dove un investitore istituzionale acquista una quota (di maggioranza o minoranza) del capitale di un’impresa. Gli operatori di Private Equity:
valutano il potenziale di un’impresa;
individuano le strategie di investimento idonee;
svolgono un ruolo chiave per la crescita, managerializzazione ed internazionalizzazione dell’impresa.
L'unico obiettivo è il risultato. Nella scelta di investire in una società al fine di creare valore, l’operatore di Private Equity valuta attentamente:
COMPATIBILITÀ dell’investimento con la strategia del Fondo;
Esistenza di interessanti PROSPETTIVE DI CRESCITA (organica e/o attraverso acquisizioni) dell’impresa e del settore in cui opera;
Presenza di un MANAGEMENT capace, motivato e coinvolto nel progetto;
STRATEGIA DI EXIT realisticamente percorribile che possa garantire un ritorno atteso soddisfacente.
Perché investire in Private Equity?
RENDIMENTI SUPERIORI. Nel lungo termine, i rendimenti hanno costantemente sovraperformato la maggior parte dei mercati tradizionali a livello globale;
PROTEZIONE DA OSCILLAZIONI DEI MERCATI. Investimenti in aziende non quotate sono decorellati da dinamiche di mercato;
EXTRA RENDIMENTO O PREMIO DI PERMANENZA. Investimenti in aziende non quotate vengono premiati per illiquidità;
RIMBORSO PERIODICO DEL CAPITALE. Investimenti in aziende non quotate possono originare flussi pre-scadenza.
Tutto questo senza mai dimenticarsi la meta che si può raggiungere:
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