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  • Immagine del redattoreFrancesco Zingoni

Infrastrutture globali: il futuro oltre la pandemia


“Tu ed io ci muoviamo su strada o in treno, ma gli economisti viaggiano sulle infrastrutture”. (Margaret Thatcher)

Pur non essendo immuni alle conseguenze della pandemia da Covid-19, gli investimenti in infrastrutture sono considerati dai governi come un fattore chiave per la ripresa post pandemia. La capacità di rispondere ai nuovi bisogni generati dalla pandemia stessa e di stimolare una crescita economica sostenibile a lungo termine ha innescato un sostegno senza precedenti per tali investimenti. Investire in infrastrutture dopo la pandemia: quali opportunità e tendenze si prospettano? La crescente spinta alla digitalizzazione e agli investimenti ecosostenibili, due tendenze preesistenti che per ragioni diverse stanno godendo di un sostegno formidabile, ne sono chiari esempi. Da una parte la digitalizzazione, che ha preso sempre più piede in seguito alla pandemia, ha evidenziato la necessità di aggiornare le infrastrutture di telecomunicazione, oltre alle esigenze di investimenti dovute al crescente consumo di dati e a tematiche quali il 5G, l’IoT e le città intelligenti. Dall’altra, frutto della maggiore attenzione verso l’ambiente e della spinta dettata dalle tematiche ESG, gli investimenti ecosostenibili godono di un certo supporto in quanto fondamentali per favorire la ripresa economica e il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità e di cambiamento climatico a lungo termine. Questo tipo di sostegno aumenterà la crescita dell’asset class, aggiungendosi a business visibili e generalmente stabili e creando quello che crediamo sia un buon assetto per il futuro. USA ed Europa: che scenario si prospetta nel settore degli investimenti in infrastrutture? Gli investimenti in infrastrutture hanno visto un crescente interesse a livello globale ben prima della pandemia, a causa della maggiore attenzione agli effetti dei sotto-investimenti strutturali sulla resilienza e sulla sostenibilità di questi asset. L’accresciuta consapevolezza del deficit di investimenti esistente si è unita all’attenzione pubblica sulla questione climatica, rafforzando il sostegno politico agli investimenti nelle infrastrutture. La pandemia ha chiaramente accelerato questa dinamica, aumentando la volontà politica di passare ai fatti. Gli Stati Uniti e l’Europa sono chiari esempi di questo sviluppo. Negli Stati Uniti, l’amministrazione Biden ha recentemente approvato una legge sulle infrastrutture da 1.200 miliardi di dollari frutto di un accordo bipartisan al Senato che interessa infrastrutture classiche come strade e ponti, ma anche investimenti per affrontare la crisi climatica. Nei prossimi mesi, questa misura dovrà ricevere l’approvazione della Camera, insieme al disegno di legge recentemente approvato per l’aggiustamento di bilancio aggiuntivo di 3.500 miliardi di dollari, che dovrebbe concentrarsi sugli sforzi sociali e climatici. L’Europa sta fornendo un innegabile sostegno agli investimenti di tipo ecosostenibile. Il Recovery Fund e il Green Deal destineranno insieme circa 2.000 miliardi di euro a progetti legati al clima nei prossimi anni, concentrandosi su temi come l’efficienza energetica e le fonti di energia pulita quali l’idrogeno e l’energia solare. Queste misure rappresentano un’ottima occasione per l’asset class delle infrastrutture, tuttavia le politiche attuali sono lontane dal soddisfare le esigenze di investimento per l’aggiornamento di strutture obsolete e il raggiungimento degli obiettivi di ecosostenibilità. L’Agenzia Internazionale dell’Energia ha stimato, ad esempio, che la spesa annua del settore energetico globale dovrebbe raddoppiare a 5,000 miliardi di dollari entro il 2030 per raggiungere lo zero netto entro il 2050, lasciando intendere che ci sia chiaramente spazio per un ulteriore aumento. Transizione energetica: che importanza ha la gestione della transizione verso un mondo più sostenibile? L’interesse pubblico verso il cambiamento climatico ha chiaramente favorito discussioni su investimenti più sostenibili e rispettosi dell’ambiente. Ad oggi, l’adozione di politiche relative al clima, come gli obiettivi di zero emissioni, si è diffusa a livello globale, con l’UE e gli Stati Uniti, ad esempio, che puntano allo zero netto entro il 2050 e la Cina entro il 2060. Tuttavia, questi obiettivi sono raramente supportati da specifiche politiche. La cosiddetta transizione energetica è di fondamentale importanza per trasformare gli attuali target climatici da ambizioni a obiettivi realistici. Per il raggiungimento di questi obiettivi, per attrarre ulteriori investimenti, per evitare interruzioni e un’inefficiente allocazione del capitale e per creare e mantenere un ampio supporto a questo trend è essenziale predisporre un percorso chiaro, condiviso e credibile. La definizione di piani graduali insieme a una maggiore chiarezza sul ruolo delle tecnologie e dei combustibili cosiddetti “di transizione” saranno fondamentali per la definizione di un quadro normativo di supporto e il delineamento di una transizione efficace e senza intoppi. Verrà così migliorata la creazione di valore, concentrando la spesa su asset essenziali come le reti energetiche, l’energia rinnovabile e le tecnologie innovative quali le batterie, evitando, allo stesso tempo, ulteriori investimenti in asset potenzialmente incagliati. L’assenza di percorsi specifici sulla forma della transizione rende essenziale un attento monitoraggio delle politiche per approfittare delle crescenti opportunità di mercato, mantenendo un approccio razionale e focalizzato sul lungo termine, coerentemente con le caratteristiche intrinseche dell’asset class delle infrastrutture. Come vengono implementate le idee e i temi di investimento nei portafogli? Quando si guarda a investimenti in infrastrutture è fondamentale ricordare la peculiarità dell’asset class, che è composta da società direttamente esposte ad asset reali con profili di cash flow visibili, in crescita e spesso legati all’inflazione. Queste società godono tipicamente di monopoli naturali e sono esposte a forti trend di crescita a lungo termine, come visto in precedenza per gli investimenti ecosostenibili e le infrastrutture obsolete. Gli indicatori economici fondamentali delle aziende sono essenziali per trarre vantaggio da tutto ciò, in quanto guidano un approccio di tipo bottom-up accompagnato da un’analisi degli andamenti e dei quadri normativi per poter sfruttare opportunità relative e assolute. AZ Equity - Global Infrastructure è un fondo azionario direzionale che abbraccia pienamente le infrastrutture e i principi dell’ESG, consentendo un’esposizione strutturale a settori che beneficiano della spesa ecosostenibile come l’energia pulita, le reti energetiche e le reti di telecomunicazione. Nuove opportunità stanno emergendo anche in altri sotto-settori, come ad esempio gli asset legati al traffico che sono ancora interessate da fondamentali volatili, ma che comunque beneficiano del maggiore sostegno all’asset class, realizzando così una crescita e una visibilità senza precedenti. Perché investire in AZ Equity - Global Infrastructure? Si tratta di un investimento con esposizione a trend di crescita a medio/lungo termine legati a demografia, alla crescente attenzione all’ambiente e allo sviluppo della società che fornisce un'esposizione ad asset reali tramite le società facenti parte l’universo investibile (tra gli altri autostrade, aeroporti, infrastrutture energetiche) caratterizzati da una stabilità dei flussi di cassa che si traduce in un profilo rischio/rendimento in linea o superiore al mercato azionario globale, ma con volatilità inferiore, derivante da maggior visibilità dei contratti, spesso aggiustati per l’inflazione.

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